Nella Terra di nessuno

Nella Terra di nessuno

Il parco della Favorita, le sue regole e, soprattutto, le eccezioni. Viaggio nella riserva naturale dimenticata da tutti. Tranne da chi, in quei viali, ha deciso di metter su casa..

Siamo in riserva. Proprio così. Appena attraversiamo i due pilastri sormontati da leoni che immettono in viale Diana, un cartello ci ricorda che stiamo entrando nella riserva naturale orientata Monte Pellegrino. Questo enorme parco si sviluppa per più di mille ettari e l’area posta alle pendici dell’omonimo monte, estesa circa 400 ettari, chiamata Real Tenuta della Favorita, fu creata da Ferdinando III di Borbone in seguito al suo arrivo a Palermo.

La maggior parte di noi però conosce questa riserva soltanto perché costretto ad attraversarla per raggiungere Mondello o, per i più devoti, il Santuario di Santa Rosalia. Ma niente di più. Anzi, cerchiamo di attraversarla velocemente per scongiurare che qualsivoglia problema alla nostra auto ci costringa a restare in panne in mezzo a quest’area dimenticata.

Le regole all’interno della riserva sono chiare; il cartello ce le ricorda ogni volta che entriamo nei viali, elencando un estratto del decreto dell’assessore al Territorio, nel quale fra gli altri leggiamo i seguenti divieti: è vietato uccidere, catturare, disturbare le specie animali; abbattere, raccogliere e danneggiare le specie vegetali; abbandonare rifiuti; accendere fuochi; praticare il campeggio o il bivacco; collocare strutture prefabbricate anche mobili e roulottes; realizzare discariche di qualunque tipo.

Le regole sembrano definite, semplici e inequivocabili. Eppure quello che manca a questi divieti è la loro applicazione. L’area della riserva, appena superati gli impianti sportivi, è infatti terra di occupazione straniera. In quest’area nessuno dei divieti sopra riportati ha valore poiché è stata occupata abusivamente dai cosiddetti gitani. Ci siamo mai chiesti se hanno un permesso per stare lì? E anche se l’avessero, perché proprio lì? E perché a queste persone è concesso di disboscare il verde storico, costruire baracche, abbandonare rifiuti, accendere fuochi e creare discariche a cielo aperto all’interno della riserva? Non mi è chiaro. Ed inoltre sembra che a noi palermitani tutto questo non riguardi.

Pensandoci bene facciamo finta di non sapere cosa ci sia dietro il muraglione che separa il viale del Fante da questa baraccopoli. Eppure il cartello parla chiaro. Eppure abbiamo eletto un consiglio comunale, un sindaco, abbiamo l’associazione Rangers d’Italia che gestisce il parco e lo protegge. Oppure abbiamo solo un cartello?

In ogni città del mondo i parchi sono al servizio dei cittadini, vi sono stati creati servizi, attrazioni, spazi dedicati ai più piccoli, musei, sono luogo di meditazione, di allenamento o semplicemente di passeggio per i cittadini. Il nostro parco resta fuori da ogni strategia di sviluppo, ben perimetrato ed esterno alla città. Solo pochi e coraggiosi cittadini trovano ancora la voglia di allenarsi fra i sentieri malconci che fiancheggiano le carreggiate delle auto, improvvisando incauti attraversamenti delle corsie stradali e facendo i conti con i rifiuti, le prostitute e coppiette appartate. In fondo basterebbe poco per riappropriarci del parco, per trasformarlo in in luogo di aggregazione. Basterebbe, in fondo, dare un senso alle scritte sul cartello.

 

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